2 AGOSTO LA FESTA DI OMèGN
culti di FERTILITA' CELTICI

di Mirko Trabucchi


Mitologia Celtica: Núada corteggia la Mórrígan, dea della guerra.

Quante volte ci siamo sentiti dire goliardicamente dalle nostre Belle in occasione della “festa della donna”: “Voi siete solo gelosi che noi l’8 marzo usciamo a festeggiare! Perché voi una festa non ce l’avete!”

Cosa più sbagliata!!! Non avete mai sentito dire che il 2 di agosto ricorre la “Festa degli Uomini”? Ebbene sì! Secondo un’antica tradizione Alpino Padana, purtroppo in disuso, il 2 di agosto si festeggia la “Festa di Omègn”!

Ma da dove proviene questa ricorrenza? Secondo l’antico calendario dei Celti il primo di agosto ricorre una festa molto importante dedicata al dio Lugh, chiamata Lughnasad ampiamente diffusa in tutte le Gallie. Questa divinità era poliedrica, in quanto rappresentava e proteggeva aspetti e mansioni di tutte le categorie delle persone. Lugh significa inoltre “il luminoso”, per cui i festeggiamenti erano assimilati al culto solare, principio fecondatore dell’habitat naturale.

Secondo le saghe Irlandesi, Lugh nasce dall’unione di Cian, figlio di Diancècht, della stirpe dei Tuata de Danann e Eithne, figlia di Balor, della stirpe dei Fomori.

Sulle narrazioni della sua infanzia esistono diverse versioni, la principale narra che Balor, temendo una profezia nella quale lo vedeva assassinato da un nipote, ordinò di uccidere i tre nipoti. Uno di loro si salvò e fu ritrovato dalla Druidessa Birog che decise di affidare il piccolo al dio del mare e delle profondità Manannan Mc Lyr, che allevò il giovane chiamandolo Goibhniu; in un’altra versione è invece Goibhniu ad allevarlo, mentre in una terza versione il dio del Mare nomina come sua tutrice Tailtu, regina dei Fir Bolg.

Nel dio Lugh scorre il sangue di due stirpi, quella dei Fomori, che rappresentano il caos primordiale ed oscuro e quella dei Danann, popolo di druidi giunto da nord esperto delle arti magiche.

Ritornando a la Festa di Omègn, essa è da intendersi come un vera e propria celebrazione della fertilità e virilità tipica delle società arcaiche riconducibile al ruolo dell’uomo come elemento fecondatore.

Infatti era uso delle nostre genti Orobiche, in occasione di questa ricorrenza, passare la serata in compagnia all’osteria lasciandosi andare a momenti scherzosi e goliardici incentrati sul membro umano e le prestazioni sessuali. Molte volte al culmine della cena veniva servito un piatto disposto in modo da rappresentare un’allegoria fallica, ossia una carota (il membro) con due cipollotti (i testicoli).

Una volta a casa si usava fare una “particolare sorpresa” alle rispettive consorti! Con una scusa si chiedeva alla moglie se poteva dargli una mano a togliere i pantaloni e sorpresa! Il membro e i testicoli venivano infiocchettati con un nastrino rosso con fiocco come un regalo, con i conseguenti risvolti notturni vietati ai minori.

La Festa di Omègn era largamente diffusa tra i popoli Alpino Padani, divenendo vere e proprie sagre popolari come a Canzo in provincia di Como con la  Festa di Ómen oppure a Monteprato in provincia di Udine.

Questa tradizione “profana” è molto ben lontana dai canoni e le volgarità a cui la televisione ci ha abituato, è bensì un antico rito di fecondità e virilità, necessario al proseguo della stirpe, il procreare viene concepito come un atto importante e sacrale da celebrare in modo sereno e festoso, perché i figli sono il vero bene prezioso che abbiamo.

 

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