Ol
Cadàer DE Ciüdü
STORIA DI UN REVENANT* OROBICO
Luogo: Chiuduno (Bergamo)
Analogie: Autoctona,si ricorda che leggende sui morti che ritornano sono diffuse in tutta Europa
Narratore:
Mirko Trabucchi


Fotografia del "Cadàer" scattata nel 1956

Siamo a Chiuduno, e quando qualcuno nomina "ol Cadàer" tutti sanno di cosa si sta parlando... si sta parlando dell'antica osteria "al Ristoro" che c'era in via Carolina Finazzi Brignoli, lì infatti vi era riposto un misterioso scheletro che veniva mostrato con orgoglio dai gestori ai visitatori.

Da oltre trecento anni l'inconsueto ospite dimorava in quel luogo dapprima si trovava appeso nel cortile della cascina, dopodiché venne risposto in una teca ed infine sino al 1981 in una cassa mortuaria posta in stile armadio nelle scale che dall'osteria conducevano ad una casa privata, quando lo stabile venne abbattuto dello scheletro non si seppe più nulla...

Un gruppo di persone del paese fondò un circolo in suo onore gli "Amis del Cadàer" pronti a restituire al paese il loro beniamino e nel 1986 ne rintracciarono le spoglie nell'ossario parrocchiale, reclamando a gran voce l'esposizione delle sue ossa in una teca all'esterno del cimitero, ma ad oggi non si è fatto nulla...

Ma di chi era in realtà quello scheletro? Un abate, un innamorato, un guerriero? Molto probabilmente non lo sapremo mai e quelle spoglie resteranno avvolte dal mistero. Da qui fiorirono numerose leggende e storie legate alla sua figura. Tutte le storie che si narrano coincidono nell'affermare che lo scheletro avrebbe avuto varie sepolture nel cimitero del paese, ma sarebbe sempre ritornato alla vecchia cascina. 

Grossomodo le leggende tramandate sulla sua identità e le rispettive dinamiche sono queste:

Secondo un’antichissima narrazione nel settecento un giovane chiamato "Giuan Zaghet" si arrampicò su un secolare noce che esisteva nell'aia della cascina per raccogliere delle noci. Giuan si sporse troppo, cadde battendo la testa e morì. Una volta sepolto durante la notte "ol Cadàer" ritornò sul luogo della sua morte. Venne riseppellito nel cimitero, ma ogni volta si ripeteva la solita storia, decine e decine di volte. Ma quel era il motivo della suo ritorno? C'è chi dice che ritornasse per saldare un "conto in sospeso" con il suo vecchio padrone che aveva avuto in vita, un mezzadro burbero e senza scrupoli.

Un'altra leggenda narra invece che alla base del suo ritorno vi fossero questioni sentimentali, egli infatti in vita egli era un bellissimo giovane che era follemente innamorato della figlia del medico del paese, ma il padre era contrario all'unione. Il giovane per la disperazione si tolse la vita e dopo morto, piuttosto che riposare lontano dall'amata ritornò con insistenza in quei luoghi dove viveva l'amata per starle vicina e per proteggerla.

C'è invece chi afferma che sia il corpo di un napoletano di passaggio morto in circostanze misteriose.

In un'altra versione "ol Cadàer" sarebbe un buon Abate, che si era preso l'ingrato compito di accompagnare al lazzaretto che si trovava in località Brügai, dove oggi sorge l’imponente villa Sant’Andrea, i cadaveri della peste del 1630. Il sant'uomo per raggiungere quel luogo prendeva una stradicciola che ancor oggi secondo la tradizione ne conserva il nome: “la strada dell’Abàt”. Ma la leggenda non termina qui: un giorno infatti il prelato tenne una commovente predica sorreggendo una pesante crocifisso di legno al fosadù del Brügai (ossia la fossa comune) dicendo alla popolazione “Io sarò con voi anche dopo la mia morte” e così volle mantenere la sua promessa.

Ad ogni modo come andarono le cose, credo che il nostro amico si rallegri del fatto che ancor oggi siamo qui  ancora a parlare di lui, magari alzando ancora una volta un bicchier di buon vino!


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Secondo la tradizione Europea con il termine Revenant si intendono i morti che ritornano in vita

 

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