La ZèCa di SOne

Luogo: Torre de' Busi
Analogie: Autoctona
Narratore:
Mirko Trabucchi


1944  - Mussolini passa in rassegna un reparto di Alpini della RSI
 

Durante le ultime fasi della seconda guerra mondiale, quando i Bergamaschi vivevano le proprie serate a luci spente nel terrore di essere intercettati dal Pippo*, la Repubblica Sociale Italiana si accingeva a chinarsi verso il proprio tramonto.

Nella zona di Torre de’ Busi, in seguito alla ritirata dei Fascisti e Tedeschi verso la Svizzera, sorse una leggenda su un misterioso tesoro. 

Secondo questo racconto degli anziani, durante la ritirata di Mussolini, in località delle “Sonne” (nome che deriva dal torrente che vi scorre, la Sóna) ossia tra Caprino Bergamasco e Torre de’ Busi, una notte in un casolare fece tappa il Duce con i Tedeschi per riposarsi.

A testimonianza di ciò c’è chi afferma che furono scavate due piccole trincee per posizionare delle mitragliatrici.

In questo frettoloso soggiorno i militari avevano allestito una zecca clandestina per coniare denari. Il giorno successivo la colonna, incalzata dagli Alleati, abbandonò frettolosamente la struttura, ma durante la fuga furono attaccati da un gruppo di Partigiani della zona che li decimò. 

Al termine dello scontro i Partigiani raggiunti dagli Alleati si recarono alla “Zecca delle Sonne”, lì trovarono una ingente quantità di lire, si impossessarono del tesoretto e lo utilizzarono per fini personali. 

Relativamente questo racconto ritroviamo alcune verità storiche, la cosiddetta vicenda dell’”Oro di Dongo”. Indubbiamente la colonna in fuga aveva con sé diverse ricchezze provenienti dai fondi dello stato italiano. È storicamente accertato che quel denaro fu requisito dai partigiani comunisti a Dongo, e fu ripartito dai vertici del nascente PCI ed utilizzato per l’acquisto d’immobili privati e del partito. Sull’argomento vi rimando al libro “I Veleni di Dongo” di Roberto Festorazzi edito da Minotauro.

* Pippo era il nome con cui venivano popolarmente chiamati, nelle fasi finali della seconda guerra mondiale, gli aerei da caccia notturna che compivano solitarie incursioni nel nord Italia. I "Pippo", a differenza dei grandi bombardieri che colpivano da alta quota, arrivavano in volo radente, per evitare la contraerea, sganciando bombe o mitragliando nel buio della notte. Le azioni erano rese possibili dalle prime installazioni di apparecchi radar su aerei che proprio con i "Pippo" compirono una sperimentazione su larga scala.

La strategia di queste incursioni era quella di creare il terrore tra la popolazione al fine di sollecitarne una sollevazione. Questo tipo di strategia consisteva nel colpire in maniera indiscriminata qualsiasi luce vi fosse accesa nella notte.

 

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