LA MARATANA
Luogo: Val San Martino/Isola
Analogie: Autoctona
Narratore:
tratta dal libro "Dove Muore il Giorno - Leggende di Pontida" 2014 di Mirko Trabucchi


La Maratana disegnata da Trabucchi Mirko

Un tempo, quando i più piccoli non volevano saperne di andare a dormire, una fatidica frase li faceva balzare immediatamente sotto le coperte "Se te 'n dé mia in lècc, la ria la Maratana a töt!" (Se non vai a letto, arriva la Maratana a prenderti!).

Secondo la tradizione, la Maratana è una misteriosa creatura della notte in grado di assumere inquietanti sembianze; il suo intento sarebbe quello di rapire i fanciulli disubbidienti portandoli nella propria dimora senza lasciarne traccia!

Questa sorta di "Uomo Nero" o  per meglio dire "Bào" era in grado di percepire se un bimbo era sveglio: a quel punto essa faceva di tutto per impossessarsene, a volte persino battendo alla porta di casa o alle finestre! 

Le credenze affermano che questa creatura amasse nascondersi nella nebbia e con essa avanzasse silenziosa sfiorando le antiche mura delle nostre contrade. In Val San Martino si narra che assumesse le sembianze di un caprone, mentre a Mapello di un grande rapace, una sorta di Arpia, termine greco che appunto significa "Rapitrice". Nella zona Almennese la Maratana viene chiamata Martana e viene descritta come una vecchia strega in grado di allungarsi e raggiungere un'altissima statura, grazie alla quale, spiando i fanciulli dalle finestre delle camere da letto, li ammalierebbe per rapirli. Questa descrizione coincide in parte con la leggenda orobica della "Dòna del Zöch". Nell'area di Treviolo e Curnasco questa creatura è invece conosciuta con il nome di Maragna.

Il "bestiario orobico" è colmo di creature leggendarie come draghi, basilischi, serpi, e bizzarrie animalesche, ma in questo contesto sembra più che la Maratana sia l'esito magico di una metamorfosi, un potere concesso dal diavolo in persona alle sue streghe predilette. Vale la pena di ricordare che nella tradizione europea la strega assume molto spesso sembianze animali quali il gatto, la volpe, la serpe, la cornacchia ecc… forme atte a perpetrare le proprie azioni malvagie. 

Nella descrizione della Maratana ricorre anche un altro elemento importante dal valore simbolico, la bruma. Secondo la tradizione dei Celti, la "Boa" (antico termine bergamasco per indicare la nebbia), era considerata l'alito strisciante dei defunti e molto temuta, in quanto si credeva che dentro di essa vagassero gli spettri dei guerrieri morti in battaglia: per questo motivo, nelle necropoli, i corpi dei guerrieri a volte venivano mutilati e le loro armi piegate, per impedire che, se si fossero "risvegliati" avrebbero potuto nuocere ai vivi (credenza perdurata sino al 1700 attraverso i "Revenants", i "Non Morti").

In questo quadro possiamo comprendere al meglio perché nell'inconscio collettivo della nostra gente la nebbia abbia da sempre esercitato un'aurea di timore e disagio. Per creare un parallelismo si basti pensare ai vecchi film dell'orrore, in cui tra i principali "ingredienti della paura" vi fosse quasi sempre un'antica dimora spettrale avvolta da una lugubre nebbia, la trasposizione inconscia del mistero in cui i sensi dell'uomo perdono il proprio potere: vista, udito e olfatto si spengono oltrepassando un ideale confine tra reale e soprannaturale.

La prossima volta che vedrete calare la nebbia dalle nostre parti prestate attenzione… potreste imbattervi nella Maratana!

 

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