GLI SPETTRI DEL CASTELLO DI CLANEZZO

Luogo: Ubiale Clanezzo
Analogie: In tutta la Padania e nel continente Europeo
Narratore:
Mirko Trabucchi


Vecchia fotografia del Castello di Clanezzo


L'antico borgo di Clanezzo è famoso in tutta la bergamasca per il suo castello spesso destinato alle cerimonie, ma come tutti i castelli che si rispettino attorno ad esso nel tempo sono sorte alcune leggende…

Nel medioevo quelle mura erano abitate da una nobile famiglia ghibellina, i Dalmasano, che al tempo degli spietati scontri tra guelfi e ghibellini che insanguinarono gran parte della terra bergamasca, tennero in scacco tutta la Valle Imagna e la Val San Martino, seminando morte e distruzione.  

Tutti i tentativi dei guelfi di espugnare il castello furono vani, narra infatti una tradizione locale che durante un tentativo d’assedio da parte dei guelfi della Valle Imagna, questi, vistasi l’impossibilità di attaccare la fortezza, decisero di far penetrare al suo interno centinaia e centinaia di serpi velenose raccolte nei pendii li attorno. Il tentativo di annientare i ghibellini ebbe però un infausto esito: le vipere uscirono dalle feritoie del castello mordendo i guelfi sterminandoli, asserendo così la cupa diceria che all’interno di quelle mura regnassero uomini talmente malvagi da essere immuni al letal veleno.  

La fama sinistra del castello raggiunse il suo apice in un altro accadimento storico medievale, quando verso la metà del 1300, un monaco-guerriero stanziato a Pontida, tal Pinamonte da Capizzone, decise di guidare una rivolta popolare contro i brembillesi autori di violenze, incendi e saccheggi nei paesi limitrofi. I popolani si radunarono fuori dalle mura del castello cercando di porre fine alle prepotenze dei Dalmasano.

In un primo momento i popolani ebbero la meglio e piegarono i soldati ghibellini riuscendo a penetrare nel maniero. Pinamonte si trovò a tu per tu con il signore di tante barbarie, Enguerrando Dalmasano, affrontato in duello lo sottomise, ma poco prima di sferrare il colpo mortale al tiranno venne fermato dal figlio di questo, che aiutato dai rinforzi milanesi inviati da Bernabò Visconti, lo fecero prigioniero e soffocarono la rivolta nel sangue.

Pinamonte fu rinchiuso in una delle anguste segrete sotto una torre del castello, dove morì tra mille stenti. Da allora la leggenda narra che nelle notti di luna piena, se ci si trova a passar nei paraggi del castello, si possano ancora udire i terribili lamenti dello spirito del povero monaco che aleggerebbe ancora in quegli ambienti.

Un'altra leggenda locale riferisce invece che sempre nei paraggi del castello durante la notte ci si possa imbattere in una schiera di spettri di guerrieri insanguinati che circondano il malcapitato per poi svanire. I motivi del loro apparire risulta tutt’oggi misterioso, c’è chi afferma che siano le anime dei morti in cerca di aiuto e compassione, mentre per altri sono gli spettri dei guelfi ancora assetati di vendetta e che trovarono la morte sotto le mura dell’inespugnabile castello.

 

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